giovedì 27 giugno 2013

Di una bella, dei suoi cortigiani e dei suoi possenti amanti

“Gli uomini muoiono, le idee no. Io non sento la mancanza dell'idea... sento la mancanza dell'uomo”.
( nel film “V per vendetta” )

by One With No Color
Una storia di passioni, di un’amante antica e bellissima, l’Arte del Tai Chi Chuan, prigioniera in un castello abitato da  efebici, impacciati danzerini e goffi manovali d’osteria,  difeso da intellettuali eunuchi profferenti formule astratte e concetti sclerotizzatisi nel tempo.

Un castello su cui gli eunuchi, insieme ad eruditi resi pallidi e deboli dalle notti passate a studiare a memoria codici e volumi,  hanno steso il velo grigio dell’immobilità. Eunuchi ed eruditi che, lontani dal mistero e dalla profondità che la notte stessa invoca per chi invece la sappia vivere, ignari del sudore e delle pulsioni di sesso e morte che agitano gli uomini, hanno imposto alla bellissima Arte del Tai Chi Chuan la condanna della verginità, dell’astinenza dalle emos – azioni.
L’immobilità e l’astinenza di una pratica schiava delle ripetizioni e della supina ed asettica memorizzazione, storpiata e malamente invecchiata da sempre, da quando ha preso il potere sull’originale e personale fare degli uomini, sul loro emozionarsi nel fare. Da quando ha preso a snocciolare  e dividere per stili e famiglie, Yang, Chen , Sung; a classificare per genealogie e a pretendere di distillare il sapere unico e l’unica verità possibile dalla fredda ed arida elencazione di numeri che significano tecniche.
Danzerini e manovali, insieme ad  eunuchi ed eruditi, coltivano la scissione tra inconscio e coscienza, controllano che chiunque si avvicini al castello possa essere guastato dentro, irretito dalla tradizione dei classici e manipolato dalla ragione priva di immagini.
Una razionalità fredda, che pretende di dominare ciò che non comprende perché diverso dall’identità della veglia  e della coscienza.

Ma una pratica altra, una pratica di pulsioni ed emozioni, nient’affatto di stili codificati e forme mummificate, è possibile.
La avanzano ricercatori e sognatori d’azione, eretici e guerrieri che amano la vita; che sanno fondere vitalità ed istinto di morte; che osano sfidare l’istinto di morte  attraverso amore e sessualità, lasciando ai margini la ragione; che trasformano l’istinto di morte in conoscenza.
Praticanti che non si lasciano sedare dall’illusione di divenire individui integratori e pacificatori, considerando invece il confliggere una risorsa per sé e nelle relazioni con gli altri.
Essi costruiscono una pratica che è relazione con sé e con gli altri e dunque è creazione, è prassi fisicoemotiva con la realtà tutta.
by Mary Dreams
Un praticare che prende forma per poi trasformarsi ogni volta, come ogni volta si trasforma il praticante, essere vivo e pulsante emozioni; un praticare d’istinto, di pancia; un praticare che è individuazione, ossia essere se stessi, realizzare la propria identità accettandone i lati oscuri, quelli che non piacciono all’individuo stesso e spaventano difensori ed abitanti del castello.
Li spaventano perché, ragione astratta e classici alla mano, movenze rigide e frigide, completini in raso e cineserie di mercatino, non impediscono loro di intuire, a volte, quando la ragione fatica a mantenere il controllo, che fuori dal castello la vita è altra cosa; che c’è, nelle campagne fuori dalle mura, chi pratica per conoscersi e realizzarsi adulto unico.
Tuttavia, per ignavia e quieto vivere, per interesse di potere e vigliaccheria emotiva,  efebici danzerini, goffi smanacciatori,  tristi eunuchi e forbiti eruditi continuano ad ingannarsi, a spegnersi dentro, a funzionare di corpo come se questi fosse una macchina asettica.
by Thran Tantra

E non si accorgono che la bellissima Arte del Tai Chi Chuan li ha lasciati da soli. Lei ha abbandonato il castello, facendosi sostituire da un carapace rinsecchito, da un ologramma che disegna sulle pareti una donna perfetta ed immobile … finta, tanto danzerini e smanacciatori, eunuchi ed eruditi scindono accuratamente sesso e conoscenza, emozioni e conoscenza, affidandosi a veglia e a ragione e negando le immagini della fantasia, di “reverie”.
Essi non si accorgeranno mai della scomparsa. O forse sì, ma negheranno con forza impaurita la possibilità di cambiare, di separarsi, di trasformarsi, con ciò la necessità di abbandonare il castello per perdersi nella libertà della campagna. E continueranno ad ingannarsi, a morire di conformismo e dottrina dentro ed intorno al castello, dentro il loro recinto.
Mentre la bellissima Arte del Tai Chi Chuan, fianchi larghi e seni generosi, si donerà ai praticanti della campagna, ad eretici e guerrieri, ridendo e correndo con essi. Con coloro che le hanno saputo inviare segnali di pulsioni ed emozioni, che si sono coraggiosamente avvicinati alle mura del castello, maramaldeggiando eunuchi ed eruditi, mostrandosi nella loro selvaggia bellezza guerriera agli efebici danzerini ed ai goffi manovali d’osteria.

Allora sì, ricercatori e sognatori d’azione, eretici e guerrieri che amano la vita, insieme alla bellissima Arte del Tai Chi Chuan vivranno a lungo. Ecco, forse non saranno sempre felici e contenti, anzi, sovente saranno a scontrarsi, ma sempre saranno vivi, consci che essere autodiretti e liberi è un bene prezioso, che è meraviglioso abbracciarsi anche se questo disturba il cattedratico, l’erudito, il meccanico delle forme. E’ meraviglioso vivere.

“L’uomo è un animale razionale che perde regolarmente le staffe quando è chiamato ad agire in conformità con i dettami della ragione”

(O. Wilde)




lunedì 17 giugno 2013

Le sfere rotolanti



33° Gasshuku – stage estivo – e seminari a seguire.
8 – 14 Giugno. Marche

“L’immaginazione è la prima fonte della felicità umana”
(G. Leopardi)

Sempre più fine dire “sfere, che “palle” !!
Sì perché, sull’onda degli insegnamenti che ricevo dal M° Aleks Trickovic (grazie Aleks !), stage e seminari hanno visto come tema dominante il movimento circolare dei femori.
Con essi, la tensione e il movimento nello spazio occupato con gesti sferici, l’immagine di sfere rotolanti, vortice e spirali.
Quanto sopra, piegato alle diverse esigenze tattico strategiche  delle Arti che propongo nella nostra Scuola.
Più avvolgente il Tai Chi Chuan ed il Kenpo, più diretto il Wing Chun Boxing. E poi, l’interpretazione delle “sfere rotolanti” applicata alla pratica di Kenshindo, il katana giapponese.
Formazione marziale intensa, ben intervallata da ottimo cibo e abbondanti bevute consumati in ristorantini in riva al mare o in agriturismi accoccolati sule verdi colline dell’entroterra marchigiano. Oppure a casa del M° Valerio, allievo ed amico da quasi trent’anni, fino alla cena finale. Cena in Dojo, a suggellare che è qui il cuore del DAO, la “creatura” a cui il M° Valerio ha dato vita dieci anni fa.
Un grazie di cuore all’amico Valerio ed ai suoi allievi. Quelli che, tra un onda imprevista ed un mostro salito in superficie dagli abissi, tra il canto tentatore delle sirene e lo scricchiolio minaccioso del vascello, ancora sono qui, entusiasti, a cercare di sé e dello stare al mondo.
Perché:


Soprattutto, non affrettare il viaggio;fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezza da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti ?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà
deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare
( Iaca, di K. Kafavis )


Altre foto, alte riflessioni, mie e dei partecipanti, sul prossimo numero di SHIRO, on line / cartaceo dal mese di Settembre.


















martedì 4 giugno 2013

This is England

Lupo dorme. Coinvolgo Monica nella visione di un asciutto film inglese sull’adolescenza, la figura paterna, l’educazione maschile. I temi che più prediligo e che vivono anche nella mia pratica marziale attraverso i corsi allo Z.N.K.R. e quel che propongo attraverso di essi.
Pellicola del 2006, "This is England" diretta da Shane Meadows, è ambientata nell’Inghilterra degli anni ’80, quando nel paese dominava la Tatcher e la crisi occupazionale e di valori era all’apice.
Shaun è un ragazzino ( finalmente un attore bravissimo – e ben doppiato – ma assolutamente non bello, a fronte dei tanti pupattoli, incrocio tra ambientazioni da Mulino Bianco e sex appeal alla Amici della sciagurata De Filippi, che infestano le pellicole U.S.A. e quelle italiane ) orfano del padre, militare morto nella guerra per le isole Falkland, con una madre del tutto distante dalle sue paure e dalla sua necessità di crescere.
Il giovane, vittima, a scuola, di angherie continue, trova rifugio e conforto in un gruppo di squinternati skinhead, adeguandosi, vestiti, frasario ed atteggiamenti, al gruppo. L’arrivo di un adulto, violento e disturbato, farà precipitare le cose, fino al primo passo “maturo” e consapevole di Shaun. Passo di cui, forse finalmente (!) anche la madre si renderà conto, lasciando intravedere, nel finale del film, un rapporto più coinvolgente ed aperto.
La crescita maschile di Shaun, le prove che lo attendono nella sua adolescenza, si intrecciano con un diffuso razzismo suburbano e con rigurgiti di nazionalismo, violento per strada ma che ha alle spalle il solito distinto ”doppiopetto” della politica.
Combo, l’uomo che nel film rappresenta il “male”, è in realtà ferito da abbandoni familiari e da un amore non corrisposto. Maschio fragile nella violenza incontrollata, stupendamente tenero nel suo rapporto con il giovane Shaun, carismatico a sufficienza per fare presa su giovani sbandati ed alla ricerca di sé e della propria strada.
Pellicola che in Inghilterra scosse l’opinione pubblica al punto da farne una serie televisiva, da noi è arrivata sul grande schermo nel 2011, tra l’indifferenza generale.
Eppure, il tema dell’adolescenza, delle bande giovanili, del razzismo nemmeno tanto sotterraneo, della crisi occupazionale, sono anche temi nostri, più che mai attuali.
Certo, lo stile tipicamente british della pellicola, senza fronzoli e senza alcun cedimento al “patinato”, non ne ha aiutato l’apprezzamento da parte del grande pubblico.
Ma io sospetto che proprio l’evidenza dei temi, sociali e culturali, comuni al nostro paese abbiano indotto i media a scansare l’attenzione verso questa pellicola, spingendo il grande pubblico, ma anche le persone e gli ambienti in genere più sensibili a queste tematiche, a disinteressarsene. Insomma, il film, nelle sale, è stato una meteora.
Mi ha molto colpito, poi, l’intreccio tra le prove di adultità di Shaun e l’apparente negatività di Combo.
Facile sarebbe dipingere quest’ultimo come il “male”. Più interessante coglierne gli aspetti che contornano questo male, la sua incapacità a guardare dentro di sé per cogliere l’Ombra; la sua totale resa di fronte ad una figura femminile che per lui è amore e che si trasforma in violenza selvaggia, incapace com’è di stare nei conflitti, lui che, pure, ne sembra un paladino, un magnifico esponente.
Pellicola forte e densa di significati. Mi permetto di consigliarla a tutti i maschi e non solo a quelli che sono padri  ed hanno tra le mani la formazione di cuccioli teneri ed indifesi, perché la pellicola tocca temi dell’adultità, del confronto con il copione genitoriale, della capacità di stare nei conflitti, che ci riguardano tutti.

Probabilmente, una sua visone, non lascerebbe indifferenti quelle donne che vogliono davvero confrontarsi con il maschile, invece di subirlo o di riempirlo di critiche attraverso il rapporto con i figli maschi o il proprio partner.