martedì 28 agosto 2012

Inquietudini d’Agosto


“Se mancasse l’audacia d’animo, mancherebbe tutto. L’audacia, tale virtù in particolare, trova luogo nell’arte” (Fiore dei Liberi)

Il senso di ore ed ore di auto, tra code e rallentamenti che sono grassi foruncoli fastidiosi, piazzati proprio tra quelle che i puritani chiamano le parti intime ?
E tutti, ma proprio tutti, sono lì: gregge indistinto che parte e si sposta insieme, stesso giorno e stesse ore. Stupidità umana a cucchiaiate, matassa informe e senza nerbo.
Che c’entro io con queste pecore ?
Arrivare ai sessant’anni per provare lo stordimento ubriaco del gregge, dello scivolare piano, ma inesorabile, verso la tosatura: sorta di beluina transumanza, enorme mandria di gnu che si trascina, stanca, ignorante e impotente, da un capo all’altro del parco Kruger
Alt, aspetto positivo:
dalla finestra di casa
un passato pluridecennale fuori dal gregge ( è, salvo un paio di “incidenti”, la prima volta che mi lascio intruppare nella transumanza ), dunque, figo questo Tizi. Si tratta solo di continuare ad avere immacolata la “fedina” di umano adulto auto diretto: mai più nel gregge stupido delle partenze di massa !!


Cemento ovunque; auto e scooter e pullman si infilano a ripetizione nella stradina che, sega fastidiosa e rumorosa, lacera ripetutamente il muro di cemento delle case schiacciate le una alle altre; sporcizia ovunque.
ancora dalla finestra di casa
Cammino su rocce e scogli; il mare, verde e limpido, scivola frusciante. Cammino scansando bottiglie vuote, cartacce, escrementi ( canini ? umani ? Boh!? ), una ciabatta spezzata, un groviglio di fazzoletti usati, avanzi di cibo. Non è questa la Croazia, selvatica e nuda, conosciuta la scorsa estate.
Questa è una vecchia baldracca disfatta, trucco pesante, il sudore rancido sul viso a solleticare rughe profonde come fogne oscure.


scorcio di mare
Belle le chiacchiere serali, notturne, attorno al tavolo, e, qui e là, le esposte reciproche nudità emozionali.
Dopo cena, i bambini in casa, a giocare; gli adulti fuori.
Non sono uno da “conversazione” (A) e, lo ammetto, me ne vanto. So fingere; so aprire e chiudere la bocca emettendo suoni comprensibili attorno al tempo atmosferico, all’aumento delle bollette, ai politici ladroni ed alle cose del quotidiano scorrere ( comprese quelle di cui nessuno dei presenti alla conversazione sa nulla, ma giudica e sentenzia per sentito dire o per un titolo di un quotidiano: quanti innocentisti / colpevolisti sul delitto di Avetrana, sulla chiusura dell’ILVA, su…). Ma sono io, veramente io, quando riesco a virare sul personale, sull’essere, allontanandomi dall’apparire.
Allora, ben vengano, tra sprazzi notturni in un cielo stellato, le confidenze emozionali di vita vissuta, le parti Ombra danzate a fatica ma con sincerità
Grazie, cari compagni di un breve soggiorno croato. Grazie di cuore per quei piacevoli ed intensi incontri serali tra uomini e donne. Ho vissuto sere bellissime.


Ecco:
L'unico vero viaggio, l'unico bagno di giovinezza, sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l'universo con gli occhi di un altro, di cento altri, vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è. “ (M.Proust)
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti, ma nell'avere occhi nuovi.” (M. Proust)
Ed anche
“’D’altra parte il turismo di massa ha le sue leggi. Come un Creso, più aumenta, più uccide tutto ciò che tocca” (G. Botta).
Basta per spiegare perché non mi importa nulla di viaggiare a vedere luoghi ?
Con buona pace di chi, dopo una settimana o un mese da turisti a vedere Messico o Egitto, ci racconta “Sono stato in Messico”, “Sono stato in Egitto”.
Se si tratta di un passatempo (ancoraA”, è buono pure per questo), di un divertimento, OK. Ognuno si diverta come crede.  Ma tu, turista d’Agosto, davvero credi di essere stato in – tutto- il Messico ? Davvero hai la pretesa di aver conosciuto – tutto – il Messico ? E quale Messico ? Quello guardato con i tuoi occhi di turista d’Agosto ? Il tuo Messico, il tuo Egitto, è una sfilza di immagini e nulla più. Contento tu, OK.
Un mio ormai ex allievo, vent’anni fa, mi disse “Siamo tutti yogurt con la scadenza. Solo che, contrariamente agli yogurt, la scadenza non ci è dato saperla”. Lascio volentieri ad altri le visite al Billa o all’Esselunga, osservando corridoi e scaffali, notando, magari e del tutto superficialmente, le differenti confezioni di yogurt che ne sono ospitati. Io preferisco gustare profumo, sapore, di questi yogurt, assaggiarne il sapore. E farmi assaggiare. Prima dell’arrivo della scadenza.



tutti in montagna !
Mi aspetta Bassano del Grappa. Bellissima, dolcemente penetrata tra i fianchi dallo snodarsi del Brenta, le montagne forti alle spalle.
Mi aspettano le passeggiate tra i boschi; Marostica, minuscola cittadina dal sapore d’antico; le mangiate enormi ( stupenda scoperta il ristorante “Ottocento simply food”, tra verde esploso tutt’attorno, cibo prelibato e offerto con grande autorevolezza ); le ore dentro la libreria Roberti, antica ( occupa un palazzo del ‘700), accogliente, e gli scambi con commessi gentili e preparati; le mucche al pascolo e le vedute sterminate dal monte Crocetta. La calda accoglienza della sempre gentile Susy.
Mi aspettano il riposo, le dormite fino a tarda mattina, gli studi e le letture.
Soprattutto, mi aspettano gli incontri con uomini e donne.


verde ovunque
Con Vanni, medico sportivo ed ortopedico di lungo corso, tra ciclismo, sport del ghiaccio a squadre ed individuali ed ora anche calcio, e con Anna, giovane pallavolista che, dopo Club Italia e campionati di serie B, è pronta al gran salto in serie A, siamo a chiacchiere sportive.
Allenamenti e periodizzazione; pesi ed elastici; fisioterapia e iniezioni riabilitanti; aneddoti e curiosità, a volte anche sconvolgenti rispetto ad una “facciata” di pretesa integrità. Ognuno porta il suo personale contributo. Minimo quello mio sportivo, schiacciato in anni lontani.
Come sempre mi accade, dopo questi incontri, sono ben contento di praticare ed offrire Arti Marziali, soprattutto come noi le intendiamo allo Z.N.K.R. Arti, e non sport.


Anna e ... la mucca
L’aria fischia, sibila pericolosa.
“Gli oscuri dell’aria”, come mi piace chiamare i miei coltelli da lancio, tendono all’albero di fronte a me.
Un bel gioco, un masticare comunque d’acciaio. A più riprese, coinvolgo altri nell’impresa. E mi piace osservare le piccole dita di mio figlio Lupo avvolgere l’acciaio pericoloso, il braccio protendersi, ancora goffo. Padre e figlio, per alcuni momenti, uniti nella stessa maschia danza.


Due settimane scivolano via rapide.
Il ritorno a Milano; la casa avvolta da una luce candida; i katana a troneggiare impavidi sul mobile “bello”; il giocare con Lupo e l’incombenza della spesa.
Pronto ? Certamente !!


(A)  “I passatempi sono di vario tipo. Le determinanti esterne sono sociologiche (sesso, età, stato civile, situazione culturale, razziale e economica). “Auto e motori” (confronto di macchine) e il “Chi vince” (sport) sono “discorsi da uomini”. “Negozi”, “Cucina” e “Vestiti” sono tutti “discorsi da donne”. Il “com’è andata con quella” è proprio degli adolescenti, mentre il passaggio alla maturità è caratterizzato dall’apparizione del “Bilancio d’esercizio”. Altre specie della stessa famiglia, variazioni delle “Quattro chiacchiere”, sono: “Come si fa” ( a far qualcosa), ottimo per i brevi viaggi in aereo; “Quanto costa”, (molto in voga nei bar frequentati dalla piccola borghesia); “E’ mai stato a …” (qualche posto meraviglioso), tipico della media borghesia e degli “esperti”, come i commessi viaggiatori: “Conosce” ( il tal – dei – tali) per i solitari; “Che ne è stato di …” (quel caro Joe), giocato spesso da chi ha fatto soldi e da chi non ne ha fatti; “La mattina dopo” (una sbronza) e il “Martini” (conosco una ricetta migliore), caratteristici di un certo tipo di giovani ambiziosi.”
un piccolo amico per mio figlio
(E. Berne: A che gioco giochiamo). Libro che, da anni, suggerisco a chiunque voglia capire come, ogni giorno, sprechiamo il tempo e avveleniamo le relazioni.













giovedì 2 agosto 2012

Immaginazione ed istinto nelle Arti Marziali


“Dimenticatevi ogni metodo, è l’istinto ad essere il maestro” ( M° Wang Xuanjié)

Sovente,  i praticanti mi sentono dire di “immaginare”, mi sentono parlare di “reverie”. Così come mi preme ricordare loro che pensare è un mondo diverso, (alieno ?), dall’immaginare.
Con ciò, non faccio che attingere al bagaglio “tradizionale” delle Arti Marziali. Pensiamo all’I Chuan, di cui il Taiki Ken è la versione giapponese, ma anche al Tai Chi Chuan ed al Chi Kung.
“Il Dachengquan ( altro modo di chiamare lo Yi Quan / I Chuan) non si basa sulla bellezza della forma esterna, ma sull’uso della mente. In breve, se si sta sulla forma, questa è una cosa ancora immatura; solo quando si arriva ad agire la tecnica spontaneamente, appare il miracoloso” (M° Wang Xiangzhai).

by dreamwave22
Come ho già scritto altre volte, attingendo a fonti cinesi ed olandesi, ho da tempo scartato la parola “intenzione”, nel descrivere il fare del nostro Kenpo, preferendole “intuito”.
Attingere all’intuizione, all’istintualità, mi pare in perfetto accordo con le caratteristiche predatorie di un’Arte Marziale, qualsiasi essa sia, proprio perché il confliggere è atto fisicoemotivo antico, arcaico, dunque che si rifà al “profondo” di ogni essere umano.

Restando sul tema dell’immaginare, Gaston Bachelard,  scavava ancora più a fondo evidenziando le caratteristiche dell’immaginazione formale e di quella materiale.
La prima per agire abbisogna della vista: prima le cose le vedi poi le immagini. Attraverso di essa si mescolano parti del reale percepito e ricordi del reale vissuto. Come a dire che essa copia, non rielabora, somma più o meno esattamente quanto immagazzinato nella memoria. Essa, per così dire, riproduce.
La seconda, l’immaginazione materiale, vuole l’individuo sentire la materia, entrare in simpatia (a) con quanto gli appare. Essa vive l’esperienza del reale mettendo in gioco sentimenti e pulsioni. Empatia che diviene simpatia, partecipazione fisicoemotiva totale.
“Non è la forma dell’albero che fa immagine, quanto piuttosto la forza di torsione e questa forza implica una materia dura, una materia che si indurisce nella torsione” (G. Bachelard).
Come scriveva il M° Wang Xiangzai, immaginiamo oltre la forma, l’apparenza, per cogliere il dinamismo delle forze in campo, la loro essenza e la loro direzione.
Questo sì è immaginare.

“l’albero ritorto è il fulcro di un incrocio di vettori tensivi, per ‘capirlo’ il corpo si fa albero e l’albero si presenta come un corpo contorto. La materia ‘dura’ che risulta da questa immagine non è altro che la contrazione muscolare che essa determina in chi la interpreta ‘rivivendola’.” Così scrive Francesco Spampinato nel suo “Immaginazione materiale e corporeità”.
Di conseguenza , la vista che dà un nome alle forme, resta nei confini rigidi della parola “albero”, nel riconoscimento cognitivo agito a distanza e scevro di coinvolgimenti fisicoemotivi.
Una gran differenza ! Tanto più se, come iniziai a scrivere più di dieci anni or sono forte delle letture di Alberto Oliverio ( da tempo raggiungibili anche sul suo sito: http://www.oliverio.it/ ) e, in anni recenti, delle ricerche nel campo delle neuroscienze, il collegamento mente / corpo (volendo ancora una volta disgiungere i due, che sono in realtà un tutt’uono !) è ampiamente dimostrato anche dalle scienze moderne e contemporanee.

Allora, un conto è immaginare / pensare l’albero ( ritsu zen), separare le acque, camminare nel fango, ecc un conto è immaginare / “simpatizzare” l’albero, separare le acque, camminare nel fango, ecc. Processi mentali / fisici diversi per risultati ben diversi.
Dentro qui nascono e si sviluppano  due importanti filoni di pratica e pensiero.
Uno relativo ad un’interpretazione psicofisiologica che collega l’immaginare siffatto a processi protomentali.
L’altro che, immaginando, per così dire, “di materia” più che “la materia”, scopre le sostanze chiave della cosmogonia taoista, i cui archetipi psichici  svelano chi è “dentro” il praticante e le sue relazioni.

Quanto, e di più, nella pratica del nostro Kenpo !!
Basta solo essere aperti, ricettivi. Quello che, in lingua giapponese è uke, contrazione di ukeru, ovvero accettare.
Alla faccia dei kazzutissimi guerrieri inkazzosi che, volti truci e modi spicci, spopolano nel mondo marziale, anche quando fotografati in casa o a passeggio, anche quando dialogano del proprio praticare, insomma, sempre e comunque http://www.youtube.com/watch?v=wCK3RQyBUxs&feature=related


Yi si può tradurre con volontà e spirito” ( M° Guo Gui Zhi )


(a)   L’empatia è la capacità di comprendere cosa un’altra persona sta provando, Vi è comprensione ma non necessariamente partecipazione emotiva. Simpatia è lo stato in cui condividiamo le emozioni dell’altro, a nostra volta emozionandoci